Lo zoo di Basilea in Svizzera ha ucciso due cuccioli dei quattro nati da una leonessa ospite della struttura. La decisione è stata motivata con “problemi di spazio”, perché la gabbia non è in grado di accogliere più di cinque esemplari a causa delle dimensioni troppo esigue, anche se in realtà è ben più ampia dei recinti che siamo abituati a vedere negli zoo nostrani. La leonessa aveva partorito “troppi cuccioli”, perché i grandi felini in cattività tendono ai parti plurigemellari, cosa peraltro rara in natura; e per questo motivo anche gli altri zoo hanno rifiutato di accogliere i neonati, perché ne hanno a sufficienza e “non sanno dove metterli”. Per risolvere il problema dei maschi in eccesso che una volta cresciuti si sarebbero contesi il dominio del branco, l’unica idea che è balenata al sovrintendente dello zoo di Basilea è stata abbattere i piccoli, che non sarebbero altrimenti cresciuti “in condizioni naturali”. A parere dello zoo non era inoltre possibile provvedere al controllo delle nascite preventivamente, perché “sarebbe come andare contro le leggi di natura”. L’annuncio è stato dato solo dopo che l’uccisione era avvenuta, così da impedire eventuali azioni di disturbo o protesta da parte delle associazioni animaliste. Si tratta di un chiaro segno della concezione di “paradiso terrestre” immaginata da chi crea e gestisce zoo e prigioni per animali di ogni tipo; non esiste alcun interesse per il benessere animale (sarebbe stato possibile attuare un reinserimento in natura, ma avrebbe comportato costi e impegno che evidentemente non sono stati valutati come sostenibili). Mentre negli zoo si festeggiano nascite in prigione, nella savana il calo degli esemplari esistenti denuncia una realtà preoccupante; ma finché il pubblico pagante andrà a visitare queste strutture di detenzione, lo spettacolo continuerà e ai visitatori che faranno le feste ai nuovi nati nella gabbia dei leoni non verrà nemmeno in mente che i cuccioli non erano soltanto due.
(24 luglio; fonte: ENPA)
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