giovedì 26 aprile 2007

Con la protesi ai denti il rott non fa più danni

L'invenzione di un ragioniere svizzero di origine macedone: un copri-zanne blu in grado di evitare seri guai in caso di morso.

GINEVRA (Svizzera) - A prima vista sembra un paradenti di quelli che utilizzano i pugili durante i combattimenti sul ring, una sorta di «copri-zanne» dall'insolito colore blu. In realtà è qualcosa di più: una vera e propria polizza di assicurazione sotto forma di protesi. Applicata ai denti dei cani considerati pericolosi, infatti, consente di evitare danni irreparabili a quanti dovessero essere accidentalmente aggrediti.



DENTIERA ANTI-MORSO - Il dispositivo è stato inventato da un ragioniere di Brigue, in Svizzera, il 26enne di origine macedone Septim Saciri, che sfruttando il fatto di avere una moglie odontotecnica, ha brevettato questa mascherina anti-morso subito diventata oggetto di culto. La questione delle aggressioni da parte di cani, del resto, è di particolare attualità anche Oltralpe, dove sono stati adottati provvedimenti restrittivi, con l'obbligo di museruola per tutti i cani portati in pubblico, dopo che lo scorso agosto un pitbull aveva aggredito e sfigurato una bambina in un parco di Ginevra.



MAI PIU' MUSERUOLA - La protesi, secondo il suo inventore, ha la stessa funzione della museruola, anche se presenta un indubbio vantaggio per il cane: gli consente infatti di respirare e di abbaiare regolarmente e senza traumatizzarlo troppo. Il dispositivo viene messo in vendita al costo di 150 franchi svizzeri (circa 94 euro) ed è mutuato dai modelli realizzati dagli odontotecnici per coloro che hanno l'abitudine di digrignare i denti durante la notte.


VETERINARI FAVOREVOLI - L'invenzione di Saciri ha raccolto anche il plauso di alcuni veterinari che collaborano con la Spa, la società per la protezione degli animali. Secondo il dott. Samuel Debrot «il cane si abitua in due o tre giorni e in caso di attacco il rischio è quello di una contusione». Una forte contusione, sarebbe meglio precisaer, visto che la mandibola di un grosso cane può esercitare anche una presisone di più di 300 chili. Ma il materiale sintetico con cui è realizzata la protesi, bagnato dalla saliva dell'animale, finirebbe col scivolare sulla pelle evitando punti di affondo e conseguenze troppo gravi per il malcapitato che dovesse avere un incontro ravvicinato con le fauci di un rottweiler o di un pitbull.


«ANCHE FOSFORESCENTE» - Il colore blu non è casuale: è stato scelto proprio perché balzi subito agli occhi anche da lontano e faccia capire ai passanti che quel cane che si sta avvicinando loro è stato già messo «in sicurezza» dai padroni. «Tuttavia - ha spiegato Saciri al quotidiano Le Matin - le protesi le possiamo fare di vari colori, anche fosforescenti». L'idea ora è pronta per il mercato e resta da vedere se ci sarà qualche azienda disponibile ad avviare una produzione su vasta scala. Il dubbio riguarda, in particolare, le autorità: accetteranno il «copri-zanne» di Saciri come alternativa alla museruola? Alcuni cantoni svizzeri hanno infatti emanato normative rigide in materia e prevedono per i proprietari di animali, indipendentemente dalla loro taglia, l'obbligo di utilizzare guinzaglio e museruola per le passeggiate in pubblico. E non è detto che ai solerti agenti incaricati di fare applicare le regole il nuovo sorriso blu del quattrozampe sia sufficiente...


Corriere della Sera, 25/04/2007



Sarebbe veramente necessario utilizzare questo tipo precauzione, se ci fossero padroni migliori?

«Uccidi Knut», in rete il gioco anti-orsetto

Prende piede in rete un videogamecon il piccolo plantigrado nella veste di bersaglio. «Si parla troppo di lui, facciamogliela pagare»

Il successo provoca invidia e quello dell'orsetto Knut deve avere ispirato, in negativo, gli autori di un nuovo videogame che sta prendendo piede in rete. Si chiama «Kill Knut» e il nome svela già lo scopo del gioco: prendere la mira e sparare all'indifeso orsetto bianco, che nei giorni scorsi aveva ricevuto vere meinacce di morte, tanto da indurre i responsabili dello zoo di Berlino, dove è nato lo scorso dicembre e dove tutt'ora vive, ad assegnargli una vera e propria scorta di guardiani.

TIRO A SEGNO SUL PACK - Il videogame è davvero impietoso e invita ad abbattere quanti più Knut sia possibile. Con limitata fantasia gli inventori del giochino hanno pensato infatti di proporre ai naviganti il classico spara spara con il mouse al posto del fucile: i bersagli sono tanti piccoli plantigradi che scorrono da una parte all'altra dello schermo sullo sfondo di un pack ghiacciato.

«FATEGLIELA PAGARE» - Il giochino, apparso a fine marzo su un sito Internet tedesco, è stato visto da quasi 30 mila cyberutenti. «Knut viene citato senza sosta alla radio e alla tv e ormai snerva telespettatori e ascoltatori - si legge sull’homepage di presentazione -: su questa pagina avete la possibilità di fargliela pagare: provate a colpire quanti più Knut potete».

LA TOP 50 DEI CYBERKILLER - Il gioco è costruito in modo elementare: piccole sagome del cucciolo di orso si muovono senza sosta, sotto il bersaglio del giocatore. La partita termina non appena il player si lascia scappare 10 orsetti. Chi colpisce più Knut entra nella speciale classifica dei migliori 50 «killer di orsi». Il record, al momento, è quello raggiunto da un certo Andi nella giornata del 25 aprile: ha totalizzato 38.400 punti. Che a 300 punti per ogni capo abbattuto, fa la bellezza di 128 orsetti uccisi.

«NON INCITIAMO A VIOLENZA» - Gli autori dell'iniziativa ci tengono comunque a precisare: «Il gioco è nato come idea spontanea, nessuno di noi torturerebbe o ucciderebbe un animale» e «non vogliamo incitare» a farlo. Anzi, aggiungono, «come punizione per i molti Knut uccisi dovete andare almeno una volta a settimana allo zoo di Berlino e dare da mangiare ai teneri orsi bianchi».

Corriere della Sera, 25/04/2007

mercoledì 25 aprile 2007

Esseri umani: una razza "distinta"...

Non trovo le parole per descrivere tale crudeltà...forse non ce ne sono.
Perchè tale crudeltà non fa parte del mondo ma solo dell'essere umano...che tanto ha fatto per distinguersi ed essere "speciale" rispetto alle altre creature viventi... non ho parole.
E provo vergogna ogni qualvolta sento persone parlare male e considerare inferiori gli animali..."GLI ANIMALI NON SONO INTELLIGENTI", "GLI ANIMALI SONO CATTIVI", "GLI ANIMALI SPORCANO"....gli animali???
Loro sotterrerebbero i loro escrementi ..., loro non pisciano sui muri perchè non trovano il bagno..., loro non si ubriacano e vomitano in strada..., loro non attaccano se non si sentono in pericolo,.......


Per molta gente magari non sono intelligenti, ma di sicuro hanno più cuore di molti di noi.





E non farebbero mai una cosa del genere:








"A Zamora, nella comunità valenciana, qualche figlio di puttana ha deciso di uccidere una femmina lupoide impiccandola, lasciando il suo cadavere steso in mezzo alla strada, legato a terra. Suo figlio, cucciolo di due mesi, è rimasto a vigilare il cadavere, ed è stato parecchio difficile, mi scrivono, riuscire a conquistarsi un pizzico di fiducia per poterlo prendere e prestargli le prime cure mediche."

- Dal blog: Liberi pensieri in libera mente -

martedì 24 aprile 2007

Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te.....





Questi sopra sono solo fotomontaggi.....
Questo sotto....purtroppo no....

Veggie Pride, il 19 maggio 2007 a Parigi

Veggie Pride, festa dell'orgoglio vegetariano e vegano

Noi vogliamo:
Affermare il nostro orgoglio di rifiutare di far uccidere animali per il nostro consumo
Rifiutare di rubare a degli esseri senzienti l'unico bene che possiedono, la loro carne, la loro vita; rifiutare di partecipare ad un sistema concentrazionario che trasforma quella vita in un inferno; rifiutare di fare queste cose per il solo piacere del gusto, per abitudine, per tradizione: rifiutare tutto ciò dovrebbe essere il minimo che si possa fare.
La storia ci dimostra tuttavia quanto sia difficile, quando la barbarie è la norma sociale, dire di no.
Noi vogliamo affermare il nostro orgoglio di dire quel "no".
Denunciare la vegefobia
Eppure si cerca di farci vergognare per questo rifiuto. Il vegetarismo viene negato, ignorato, schernito, emarginato, quando non diffamato.
Il vegetarismo pone in discussione la legittimità dell'imprigionamento e dell'uccisione di miliardi di animali. La sua mera esistenza rompe l'omertà. Ecco il motivo dello scherno e dell'odio vegefobici.
Certo, si tollera il vegetarismo inoffensivo, quello che asserisce di essere una semplice scelta personale e invoca l'alibi della ripugnanza per il sangue, della salute, dell'ecologia o di un nobile ascetismo. Ma guai a noi se contestiamo apertamente la barbarie della società!
Si comincia con il deridere. Preoccuparsi delle galline e delle mucche è, a quanto pare, ridicolo. Ridicolizzando si può reprimere le idee che disturbano senza avere argomenti per farlo.
Ma se non ci pieghiamo, la derisione diventa astio. Eravamo dei clown, eccoci diventati mostri. Traditori della nostra specie poiché non le accordiamo tutti i diritti. Genitori indegni, che non iniziano i loro figli alle gioie carnivore. Emuli dei nazisti, dato che Hitler amava i cani. Una setta intollerante poiché non pensiamo come gli altri.
Veniamo accusati di essere terroristi. O satanisti. O di idolatrare la natura. O di rifiutare le sue leggi. Ogni pretesto può servire per deformare le nostre parole. Per farci vergognare, per escluderci simbolicamente dalla società.
Noi rifiutamo di vergognarci della nostra compassione. Non vogliamo più nasconderci. Non vogliamo più scusarci di non voler uccidere. Siamo qui, esistiamo, pensiamo e lo diciamo.
Affermare la nostra esistenza
Solo in Francia siamo già centinaia di migliaia a dire di no al massacro. La maggioranza delle civiltà sono state incerte sulla legittimità del carnivorismo. Eppure non lo si dice. Il vegetarismo viene cancellato dai manuali e dalle biografie. Quando morì Théodore Monod, i mass-media hanno detto tutto di lui, tranne che era vegetariano.
"L'uomo che mangia la carne o il cacciatore che si adegua alla crudeltà della natura conferma a ogni boccone di carne o di pesce che il diritto si fonda sulla forza." - Isaac Bashevis Singer, premio Nobel per la letteratura.
Affermare la nostra esistenza, dire che viviamo senza mangiare la carne, fa anche capire che è possibile. Non mangiamo né mucche nè maiali, né polli né pesci né gamberi. E viviamo bene come chiunque, piaccia o no agli "specialisti" la cui "scienza" consiste nel negare la realtà. Né il vegetarismo, né il veganismo (che esclude tutti i prodotti dello sfruttamento animale, latte e uova compresi) provocano danni alla salute - anzi, i dati disponibili tendono piuttosto a dimostrare il contrario.
Uccidere per vivere non è una fatalità. Non una necessità né individuale né collettiva. Gli animali di allevamento consumano molto più cibo di quanto le loro carni morte non forniscono. Eppure, il denaro pubblico viene massicciamente speso per sostenire l'allevamento e la pesca.
Difendere i nostri diritti
Agli animali allevati e uccisi non si riconosce alcun diritto; ma a noi che siamo solidali con loro ne vengono riconosciuti, almeno teoricamente. Intendiamo esercitare pienamente i nostri diritti, perché sono i nostri, e perché sono i loro: sono gli unici diritti che possono oggi, indirettamente, possedere.
Abbiamo il diritto di poter mangiare correttamente nelle mense, al lavoro, alla scuola e in ogni collettività.
Abbiamo il diritto di crescere i nostri figli senza imporgli i prodotti del mattatoio, senza contravvenire alle nostre convizioni e senza essere emarginati di fronte a loro. Abbiamo diritto come chiunque a un'informazione medica imparziale e adeguata.
Non vogliamo dover essere complici della carneficina a causa delle tasse che paghiamo, delle montagne di sovvenzioni date per allevare e uccidere gli animali.
Vogliamo poter rifiutare i lavori che implicano di partecipare allo sfruttamento animale.
Vogliamo che si smetta di passare sistematicamente sotto silenzio le nostre azioni e le nostre idee.
Vogliamo che sui mass-media ci venga garantito lo stesso spazio che hanno i nostri detrattori; vogliamo che venga accettato il dibattito.
"Siamo lo specchio della vostra cattiva coscienza e questo specchio non si nasconderà più"
Di fronte alle immagini di mucchi di cadaveri di animali "distrutti" per causa della BSE o dell'afta epizootica, eravamo gli unici a non provare vergogna. Per noi. Ci vergognavamo per gli altri.
Sopratutto, provavamo dolore. Se teniamo ad affermare il nostro orgoglio di rifiutare la barbarie certo non ne traiamo soddisfazione. Gli animali vengono massacrati a miliardi. Li si considera muti, le loro grida non contano. Noi parleremo per loro finché il massacro non smetterà.
Siamo animali solidali con tutti gli animali!

Data e luogo della manifestazione

14h00 place Joachim Du Bellay (Fontaine des Innocents, Métro "Châtelet" o "Les Halles", RER "Châtelet-les-Halles)
14h15 inizio della manifestazione. Chiediamo che slogan, cartelli e striscioni riguardino esclusivamente il vegetarismo per gli animali. Trattandosi di una manifestazione composta da individui che vengono per esprimere il loro orgoglio di essere veg*ani per gli animali, chiediamo che su cartelli e striscioni non figurino sigle o nomi di associazioni.
16h30 happening. Rappresentazione della solidarietà tra i vegetariani e gli animali uccisi per il consumo di carne. La partecipazione sarà aperta a tutti i manifestanti.
17h00-19h00 attività varie. Letture di testi, interventi di artisti. Diversi stand resteranno aperti al pubblico durante tutto il pomeriggio perché tutti possano informarsi, documentarsi, discutere...
In occasione della Veggie Pride, un week-end dedicato al vegetarismo si terrà all'Ecobox. L'Ecobox è un luogo associativo che si trova nel 18° arrondissement (37 rue Pajol, métro La Chapelle). Durante il week-end, avrà luogo un'esposizione sui temi del vegetarismo e dei diritti degli animali. Il sabato sera è prevista una serata per i militanti della Veggie Pride che potranno cenare e riprendersi dalle emozioni della giornata. La domenica è prevista una discussione tra i militanti che comincerà alle 10h15, mentre nel pomeriggio veranno proiettati dei film.La Veggie Pride è una manifestazione annuale che raggruppa cittadini vegetariani e vegani per gli animali. Gli organizzatori sono persone che agiscono a titolo individuale e non una coalizione di associazioni.

Sullo svolgimento della manifestazione

Il Veggie Pride è aperto a tutte le persone vegetariane o vegan per gli animali.
Sappiamo che alcuni hanno anche altre ragioni per essere vegetariani o vegan (salute, Terzo Mondo...). Le prime vittime dell'alimentazione carnea, tuttavia, sono gli animali mangiati. Vogliamo che almeno una volta all'anno si possa parlare pubblicamente della violenza commessa nei loro confronti e del nostro rifiuto di parteciparvi: questo è il fine del Veggie Pride.
Per questo, chiediamo che nel corso del corteo vengano utilizzati slogan o cartelli o bandiere che sostengono il vegetarismo o il veganismo solo per solidarietà con gli animali mangiati, e per nessun'altra ragione.
Inoltre, chiediamo che sui cartelli e sulle bandiere non ci siano sigle o nomi di associazioni in quanto il Veggie Pride è una manifestazione di singoli individui.


Ulteriori informazioni le trovereste sul sito http://veggiepride.org/it/

lunedì 23 aprile 2007

Commercio di pellicce: cani e gatti brutalmente scuoiati vivi


Ogni anno nella sola Cina oltre 2 milioni i gatti e cani vengono allevati in terribili condizioni per essere poi brutalmente uccisi, scuoiati vivi, spogliati delle loro pelli e pellicce mentre sono ancora coscienti, i movimenti del corpo e degli occhi sono evidenti, il cuore continua a battere per 5-10 minuti dopo la scuoiatura, tutto ciò è ampiamente documentato dalle indagini contenute nel “Rapporto sull’industria cinese della pelliccia” di Care for the Wild. Occorrono circa 10-12 cani per confezionare una pelliccia, molti di più se vengono utilizzati i cuccioli; 24 sono i gatti utilizzati per una pelliccia. Animali randagi o sottratti ai legittimi proprietari vengono tenuti in condizioni disumane fino al momento dell'uccisione praticata con metodi estremamente cruenti. Una storia a lieto fine è la vicenda dei 400 gatti destinati al mercato delle pellicce e salvati dalle associazioni protezioniste in Cina ma per tutti gli altri il massacro è violento e spietato, senza alcuna possibilità di salvezza.L’OIPA, in collaborazione con i Delegati esteri, le Leghe Membro OIPA Internazionale e le Associazioni Protezioniste cinesi, ha realizzato un’accurata documentazione sulla produzione di pellicce in Cina, Paese in cui i controlli sono pressoché inesistenti.http://www.oipaitalia.com/index_pellicce_canegatto.html
Buone Notizie!!!
Nel 2006 l’OIPA aveva predisposto una Lettera-Petizione indirizzata a Markos Kyprianou - Commissario per la Salute e la Protezione dei consumatori, al fine di esortarlo ad introdurre una proposta per il bando alle importazioni, esportazioni, vendita di pellicce di cane e gatto così da tutelare i consumatori in quanto, non solo alcuni giocattoli per bambini confezionati con tali pellicce presentano elevati livelli di tossicità, ma le etichette su prodotti in pelliccia importati dall’Asia spesso si sono rivelate inesatte o fraudolente. Un suo intervento era vitale per porre fine alle sofferenze di milioni di animali vittime di questo cruento commercio.In seguito ad un riscontro positivo alle richieste sottoposte al Commissario la petizione fu chiusa.
Nel Novembre 2006 la Commissione europea è scesa in campo contro le pellicce ricavate da animali domestici ed il commissario Markos Kyprianou ha presentato una proposta di direttiva per mettere al bando le importazioni, le esportazioni e la vendita di pellicce di cane e gatto, di fattura prevalentemente cinese, all’interno dell'Unione Europea. La proposta di regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio è destinata a vietare la commercializzazione, l'importazione nella Comunità e l'esportazione da quest’ultima di pellicce di cane e di gatto e di prodotti che le contengono. Essa stabilisce inoltre prescrizioni in materia di informazione volte a garantire che gli Stati membri si scambino dati relativi ai nuovi metodi diidentificazione e li trasmettano poi alla Commissione. Spiegando la proposta della Commissione, Markos Kyprianou aveva dichiarato: “Dai consumatori europei abbiamo ricevuto un messaggio forte e chiaro. I cittadini ritengono inaccettabile che cani e gatti siano allevati per diventare pellicce e non vogliono che prodotti contenenti questo tipo di pellicce siano venduti sul mercato europeo. Grazie al divieto proposto in tutto il territorio comunitario, i consumatori avranno la certezza di non correre il rischio di comprare inavvertitamente prodotti contenenti pellicce di cane o di gatto”.
L'iniziativa di Bruxelles fa seguito alla grande indignazione delle associazioni protezioniste e dei consumatori europei che hanno chiesto ripetutamente – attraverso petizioni ed e-mail inviate alla Commissione e al Parlamento Europeo per un totale di oltre un milione di firme – l’adozione di provvedimenti per contrastare il fenomeno.
L’OIPA recependo le proteste dei cittadini indignati davanti a così tanta crudeltà aveva predisposto inoltre una petizione scritta al Parlamento Europeo per chiedere un intervento urgente al fine di sostenere misure atte a proibire l’importazione, l’esportazione e il commercio di prodotti realizzati usando pelliccia di cane e gatto, all’interno dell’Unione Europea.
Dopo lunghi anni di campagne di sensibilizzazione l'Unione europea ha deciso di rompere gli indugi e fermare questa pratica crudele.“Il commercio di pellicce di gatto e cane è una pratica più comune di quello che la gente pensa e molti consumatori non ne sono a conoscenza. Grazie ai video forniti dalla Human Society International sappiamo che la maggior parte dei prodotti provengono dall'Asia, in particolare dalla Cina”, ha commentato l’eurodeputato britannico Struan Stevenson.Spesso gli animali vengono scuoiati vivi, le loro pelli sono presenti sul mercato europeo non solo sotto forma di giocattoli ma anche come giacche e accessori vari. É grazie all’etichette con nomi di animali immaginari come Gae-wolf, Sobaki, Asian Jackal, che i consumatori vengono ingannati sulla vera origine del prodotto, ha precisato Stevenson. Poiché le pellicce di cane e di gatto sono inoltre più economiche di altri tipi di pelliccia e possono sostituire tipi più costosi di pelliccia esiste un incentivo per pratiche sleali o fraudolente in relazione ai prodotti di pellicceria, compreso il ricorso a un’etichettatura fraudolenta o ingannevole e ad altre pratiche intese a nascondere la vera natura o origine del prodotto. In seguito ad una lunga campagna di sensibilizzazione durata 7 anni durante la quale 5 Stati membri hanno messo al bando simili prodotti e la maggioranza degli eurodeputati aveva firmato una dichiarazione scritta per chiedere un divieto al commercio di pellicce di cane e gatto, l'Unione Europea è intervenuta per fermare definitivamente questo commercio. Molti Stati membri hanno già introdotto specifiche norme in materia; la proposta di regolamento europeo punta a creare un approccio armonizzato tra i diversi stati europei e a definire un quadro normativo chiaro, permettendo allo stesso tempo di rimuovere ostacoli inutili nel mercato interno. Recentemente anche Stati Uniti e Australia hanno provveduto a bandire queste pellicce. La Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori in data 12 Aprile 2007 ha approvato un bando totale a livello europeo del commercio di pellicce di cane e gatto.“Vogliamo vedere il divieto del commercio delle pellicce di cane e gatto come un primo passo verso misure addizionali contro il commercio di altre pelli e pellicce, ad esempio quelle di foca" ha commentato l’eurodeputato Eva-Britt Svensson.
Ora il voto finale a fine Maggio durante l’assemblea plenaria che si terrà a Strasburgo.
Il voto del 12 aprile 2007, che è legalmente vincolante, segue alle petizioni, per un totale di un milione di firme presentate da cittadini attraverso tutta l’Unione Europea.

Paola GhidottiOIPA International Campaigns Director


RAPPORTO SULLE PELLICCE DI CANE E GATTO DI STRUAN STEVENSON, MEMBRO DEL PARLAMENTO EUROPEO

“Lo scandaloso uso delle pellicce di cane e gatto”

L’amato cane o gatto seduto accanto ai vostri piedi può non essere l’unico cane o gatto che possiedi. Controlla il tuo guardaroba e la scatola dei giochi dei tuoi bambini. Puoi essere inconsapevole proprietario di pelliccia di cane di gatto proveniente dall’Asia.Ogni anno più di 2 milioni di gatti e cani sono uccisi principalmente in Cina (ma anche in Tailandia e nelle Filippine) solamente per la loro pelliccia e le loro pelli. Allevati in miserabili condizioni e uccisi sia con coltellate o con impiccagione, queste tristi creature diventano poi lunghi cappotti, ornamenti in pelliccia sui maglioni o fodere per stivaletti da sci e guanti, statuette realistiche di gatti che dormono, ferma capelli e ospiti di altri oggetti. Deliberatamente male etichettati con nomi fittizi quali "Asian wolf, corsac fox, Asian jackal" o senza nome del tutto o tinti con colori luminosi per apparire finta pelliccia o colorati per apparire pelliccia più accettabile, pastori tedeschi, golden retrievers e razze miste muoiono giornalmente per un affare che costituisce questa disgustosa frode ai consumatori.Più di 2 anni fa, gli investigatori della Humane Society of the United States/Humane Society International, la più grande organizzazione per la protezione degli animali in America condusse un’indagine segreta in Asia per tracciare l’allevamento e la macellazione di queste indifese creature.Il video lasciò senza parole i reporters che lo videro. In un caso, un pastore tedesco legato con un laccio metallico a Harbin in Cina, scuoteva la coda, senza rinunciare alla speranza nel suo futuro finché fu pugnalato a morte. Prima che fosse morto, il macellaio ha iniziato a scuoiarlo.In un’altra ripresa, gatti dentro una gabbia guardavano con orrore un gatto è impiccato all’interno della gabbia, davanti ad altri animali. In altre terribili scene, gli investigatori hanno documentato magazzini della grandezza di un campo da calcio, stipati fino al soffitto con approssimativamente dalle 50,000 alle 100,000 pelli di gatto in riserve di sottoprodotti in Cina.Come risultato di questa coraggiosa indagine, il Congresso degli Stati Uniti ha proibito l’importazione e l’esportazione di pelli e pellicce di cane e gatto. Questa perdita di un mercato maggiore, ha spinto i mercanti asiatici a indirizzare le loro energie sulla scena europea (la Russia è il solo altro mercato per il commercio di pellicce di cane e di gatto). Questi articoli sono ovunque. Nelle Ramblas in Spagna gli investigatori hanno acquistato pelliccia che sottoposta a test forensi è risultata pelliccia di gatto. Nei mercati nei Paesi Bassi, “Bont voor Dieren” (un gruppo olandese a protezione degli animali) ha comprato un maglione con un ornamento in pelliccia, col test del DNA si scoprì che era cane. Un cerchietto rosso per i capelli era anche lui di cane come pure una statuetta che rappresentava un gattino mentre stava dormendo. In Austria, la pelliccia di gatto è venduta nei negozi omeopatici con presunte caratteristiche di avere un campo elettromagnetico che aiuta gli artrite. A Copenhagen, Danimarca, la pelliccia di cane era venduta in negozi di arti. In Francia, la polizia di Nanterre facendo incursione in un magazzino trovò pelli di gatto seppellite sotto un mucchio di pelli assortite di altri animali. In un altro caso in Francia, il servizio veterinario scoprì 1,500 pelli di gatto provenienti dalla Cina possedute da un commerciante intenzionato ad esportarle per la fabbricazione di giocattoli. In Germania, gli investigatori della Humane Society comprarono cappotti realizzati interamente con pelliccia di cane. I commercianti cinesi si sono vantati con gli investigatori che loro usano le pelli di cane anche in calzature e borsette per l’Europa!Giochi masticabili in pelle greggia sono il divertimento preferito dei cani. Gli investigatori della Humane Society scoprirono che bastoncini masticabili provenienti dalla Tailandia possono contenere pezzetti di pelle da una varietà di animali, inclusi i cani!Il 27 Novembre, il ministro svedese dell’Agricoltura durante un incontro del Consiglio Europeo dell’Agricoltura richiese una proibizione completa nell’Unione Europea dell’importazione, esportazione e vendita di pelliccia e pelli di cane e gatto. Sostenitori di questa richiesta furono i ministri della Germania, Italia, UK, Francia, Danimarca, Grecia, Austria e Olanda. Questa è chiaramente una maggioranza pesante. Eppure, il Commissario Europeo David Byrne continuava a sostenere che questa non è una questione che l’EU deve controllare. Spetta ai singoli Paesi proibirlo, lui sosteneva.Non credo che sia esatto. Il Attorney General danese ha mandato una lettera a Byrne indicando che crede che sia una questione ampiamente di competenza UE. Io sostengo fortemente questa veduta sulla base che il commercio di pelliccia di cane e gatto rappresenta un’imponente frode ai consumatori, e come tale l’UE ha l’autorità nel mercato interno di proibire l’esportazione, importazione e vendita di questi prodotti. I consumatori sono ignari di quello che potrebbero comprare e quindi possono inavvertitamente alimentare un commercio che uccide milioni di animali e arricchisce le tasche di questi vigliacchi commercianti.Mentre l’Italia ha proibito queste vendite e le legislature della Francia e Svezia stanno considerano la questione, questa deve essere indirizzata su una larga base nell’UE a causa dei confini porosi e la facilità con cui questi articoli si fanno strada da Paese a Paese. Un bando completo nell’UE terminerà questo commercio. Nient’altro lo fermerà.

Struan Stevenson MEP


ARTICOLO SULLE PELLICCE DI UN INVIATO IN CINA

Il giornalista Simon Parry è entrato in un allevamento di pellicce a Guanhu Town in Cina e ha scritto un rapporto su quello che ha visto.Lo riportiamo integralmente, nella traduzione di Paola Ghidotti (Responsabile relazioni internazionali dell’OIPA)
"La nostra pelliccia di coniglio è molto richiesta in Inghilterra. Non riusciamo ad uccidere ad abbastanza.... ne siamo molto felici"Articolo tratto da “Mail on Sunday”, 3 luglio 2005.Simon Parry inviato a Guanhu Town, Cina.(Titolo originale dell’articolo: Our Fur is in great demand in England. We can’t kill enough… we are very happy)
Seduto nel ristorante più elegante della città in cui è cresciuto il figlio di un allevatore, l’uomo conosciuto come Rabbit King, il Re dei Conigli di Jiangsu alza un bicchiere di vino di riso e propone un brindisi agli amanti della pelliccia che lo hanno aiutato a guadagnare la sua fortuna. “Ai miei amici in Inghilterra”, sorride radiosamente.L’anno scorso un milione di conigli sono stati uccisi per la loro pelliccia nell’allevamento di Tan Jiyou nella città di Guanhu Town, nella Provincia di Jiangsu, il più grande del genere, nel Paese. Quest’anno, si aspetta di ucciderne intorno ai 2 milioni mentre i suoi operai cercano di stare al passo con la richiesta dell’industria della moda.Nelle 2 ore che il 43 enne signor Tan si concede per un banchetto all’ora di pranzo, più di 600 conigli sono stati macellati e scuoiati nel suo allevamento, a mezzo miglio di distanza, producendo sufficiente pelliccia per adornare i polsini e colletti di circa 50 giacche da donna.“La nostra pelliccia va dappertutto nel mondo ma c’è una domanda molto forte in Inghilterra e in Russia”, disse il signor Tan, si rimpinza da una scodella di carne di coniglio cotta al vapore, non certo un piatto abbondante a Guanhu, grazie al suo allevamento. “Non possiamo stare al passo con la domanda. Ne siamo molto felici”. Se in Gran Bretagna compri una giacca con un ornamento in pelliccia di coniglio, dove la domanda di pelliccia è triplicata negli ultimi 3 anni, c’è una buona possibilità che l’ornamento provenga dall’allevamento del signor Tan. In Gran Bretagna non ci sono allevamenti di animali da pelliccia grazie alla legislazione entrata in vigore nel 2003 – ma non ci sono restrizioni all’importazione, a meno che provenga da una specie in pericolo. La pelliccia deve solamente passare attraverso la Dogana. Questo si applica anche alla pelliccia di cane e di gatto.Tre quarti dei vestiti con decorazioni in pelliccia venduti in UE utilizzano pelliccia proveniente dalla Cina e il minuto ma energico signor Tan è uno dei più grandi giocatori nel mercato. L'origine della pelliccia è spesso offuscata. Un indumento confezionato Italiano porterà un'etichetta che dice solo “Made in Italy”, anche se la pelliccia proviene da 5.000 miglia lontano, da allevamenti cinesi non regolati.
I conigli dell’allevamento del signor Tan vengono al mondo a centinaia di migliaia, per vivere brutalmente vite corte e cupe prima della macellazione per alimentare i mercati occidentali della pelliccia ed i mercati cinesi e giapponesi della carne. Sono mantenuti in gabbie comprimenti e senza luce, nemmeno senza spazio per girarsi su se stessi, accatastate sei per fila, dentro capanni con tettoie metalliche. A un’età compresa tra tre e sei mesi, sono appesi per le zampe ad un gancio, sui ganci di un nastro trasportatore prima che le operaie li afferrino per gli orecchi e taglino le loro teste con grosse forbici. I conigli scalciano e si contorcono per alcuni secondi dopo la decapitazione, sono scuoiati e affettati da un secondo operaio a poca distanza dal nastro trasportatore.Vicino al mattatoio, il signor Tan ha fatto dipingere un gigantesco murale raffigurante conigli che giocano liberamente nei verdi campi, vicino ad un'idilliaca pagoda. La Cina, la più veloce crescente economia al mondo, ha incassato spettacolarmente durante la crescente richiesta di ornamenti in pelliccia di coniglio e di stivaletti come quelli indossati da Coleen McLoughlin, fidanzata di Wayne Rooney, - imprenditori astuti come il signor Tan stanno raccogliendo ricche ricompense. Sette anni dopo avere rinunciato al suo lavoro in una fabbrica gestita dallo Stato, per approfittare delle terre a poco prezzo distribuite che il governo comunista della Cina stava distribuendo per rilanciare l'industria rurale della pelliccia, il RE del coniglio ora è ricco oltre i suoi sogni più selvaggi. In una città di 50.000 abitanti dove molta gente ancora guida la bicicletta e dove un coltivatore guadagna a GBP 250 l’anno, il signor Tan guida una nuova Audi A6 con un sistema del suono della musica da cui esce musica pop giapponese, indossa vestiti alla moda e il prossimo anno manderà suo figlio più anziano all'Università nel Regno Unito. Il signor Tan – indossa scarpe nere luccicanti di cuoio blasonate con l’emblema del coniglietto di Playboy - insiste che ha ripartito ampiamente la sua buona fortuna. Sessanta per cento dei conigli uccisi nella sua azienda sono allevati per soldi, da povere famiglie locali di allevatori, come quella in cui è cresciuto, come lui dice. Ogni mattina, dozzine di motociclette e di camion colme di gabbie riempite all'eccesso con cuccioli di coniglio arrivati all'azienda del signor Tan, gli animali disorientati, combattono per l’aria e si danno calci a vicenda. Gli operai del signor Tan stanno pronti con il piatto della bilancia per consegnare qualche penny per ciascuno degli animali. “E’ molto vantaggioso per loro perché possono fare molti più soldi dai conigli che dall'agricoltura”.Indicando la strada principale, con il suono del chiasso delle motociclette e delle automobili giapponesi, il 43 enne signor Tan ha detto: “Dieci anni fa, non c’era niente qui. C’era una povera città di allevatori e di biciclette. Ora siamo una ricca città”. La moglie di un allevatore che va in bicicletta a Guanhu con una gabbia piena di conigli da vendere ha detto: “Dieci anni fa, la gente in Cina uccideva i conigli soltanto per la loro carne e gli unici conigli che si vedevano erano quelli che vivevano selvaggi nei campi”.“Oggi, sono tutti in gabbia e gli allevatori li vendono per la loro pelliccia. Tutto lo stanno facendo. La Cina ha la popolazione umana più grande al mondo. Presto avrà anche la popolazione di conigli più grande al mondo”.È un modello che è stato ripetuto attraverso la Cina orientale e settentrionale, in cui migliaia di allevamenti di animali da pelliccia sono nati nell'ultima decade, grazie a un’accurata iniziativa governativa per sfruttare la rinata popolarità della pelliccia nel mondo occidentale.
Il partito comunista che vede l'agitazione rurale come la più grande minaccia ai suoi 56 anni di potere, brama di arricchire le relative povere retro terre conquistando il proficuo commercio internazionale della pelliccia, precedentemente dominato dal Nord Europa e dalla Russia. Nello stesso modo in cui ha assunto la direzione dell'industria globale degli indumenti, la Cina sta afferrando il commercio della pelliccia per la gola, vendendo a minor prezzo dei rivali, con una irresistibile combinazione di lavoro a basso costoso, generose sovvenzioni del governo e una mancanza di regolamentazioni.
Proponendomi come commerciante di pelliccia, ho visitato gli allevamenti, fabbriche e mercati ed ho trovato uno sviluppo commerciale efficiente, che coinvolge milioni di allevamenti attraverso la Cina settentrionale ed orientale. Sono scene torve che né i compratori di moda né le aziende che producono i cappotti con ornamenti in pelliccia per il mercato britannico vedranno mai.
La pelliccia dalla Cina è comprata solitamente attraverso le società di commercio basate a Hong Kong, a centinaia di miglia da dove gli animali vengono allevati e macellati. I conigli sono soltanto una piccola parte della rivoluzione che sta percorrendo la Cina rurale.L'allevamento delle volpi, visoni, procioni e dei gatti selvatici sta generando una nuova via d'uscita dalla povertà per gli allevatori in questa nazione con 1.3 miliardi di abitanti. Negli allevamenti cosparsi intorno a Linyi, cupa città industriale del nord-est, nella Provincia di Shandong, gli allevatori dividono il loro tempo fra l’aratura dei campi, lavorare il terreno per la semina e l’allevamento di visoni, volpi e procioni per pelliccia. Un coltivatore fiero ha mostrato come durante gli ultimi due anni ha girato i frutteti non redditizi che circondano il suo podere in una città di gabbie in cui alleva volpi e procioni in spazi molto piccoli. Le mamme-volpi erano tenute in gabbie maleodoranti insieme ai cuccioli, nutriti 2 volte al giorno con ciotole di grigia brodaglia. Nelle vicinanze, procioni e volpi argentate mostravano segni di profondo malessere, sbattendo ripetutamente le loro teste contro sbarre delle gabbie in filo metallico, dove sono nati, e dovranno vivere fino all’età di circa 4 mesi, quando saranno uccise per la loro pelliccia. In una gabbia, ad un angolo della recinzione, una giovane volpe mamma si leva in modo protettivo davanti al corpo senza vita di un cucciolo di un mese, le sue zampe coperte in mosche ciondolano attraverso la parte inferiore della gabbia. La pelliccia di molti degli animali di questo allevamento è acquistata dal nuovo complesso di Cuiwang Fur Company, nei dintorni di Linyi. Fino a 1000 pelli di animali sono lavorate lì ogni giorno prima di essere portate al mercato di Chongfu, a un giorno di guida, vicino a Schanghai.Ma Hongtu, soprintendente nell'impianto di lavorazione dove le pelli animali sono chimicamente trattate, dice: “Non vediamo mai i compratori. Le pellicce vanno al mercato dove i commercianti le comprano all'ingrosso, non sappiamo dove finiscono, salvo che molte vanno in Europa e in Giappone.Non abbiamo mai visto prima occidentali, voi siete i primi a venire qui. Ma a volte i loro rappresentanti vengono. L'anno scorso abbiamo avuto un compratore a nome di qualcuno in Gran Bretagna ed hanno comprato 10.000 pelli di coniglio in un solo colpo”.Il cuore battente del nuovo commercio della pelliccia in Cina è Chongfu - una città di 100.000 abitanti, 100 miglia fuori da Schanghai - dove un mercato all'ingrosso della pelliccia è stato installato quattro anni fa. Ora è il mercato della pelliccia più grande in Cina, con un giro d'affari valutato intorno ai GBP 130 milioni soltanto durante l’anno scorso. Chongfu, che ha visto la sua economia in rapida ascesa, come centinaia di fabbriche di indumenti specializzate in ornamenti in pelliccia, avviate vicino al mercato, ora si denomina “Mondo Cinese della Pelliccia”.
Più di 500 commercianti, alcuni che viaggiano fino a 1.250 miglia per vendere le loro pellicce, mettono in mostra migliaia di pellicce di animali allevati in cattività. Nelle vie che corrono attraverso il mercato, motocicli e camion corrono avanti e indietro attraverso centinaia di pelli di procione, volpe e coniglio stese al sole ad asciugare. I vasti tabelloni sulla polverosa strada principale che conduce al mercato, nonostante le temperature in estate salgano a 40C (104F) e oltre, espongono immagini di bionde donne occidentali avvolte in cappotti di pelliccia, contro uno sfondo di contesti alpini nevosi.
Porgendo la pelliccia di una volpe grigia, l'animale usato da Jennifer Lopez nella sua controversa collezione di moda, il commerciante Wu Zhenyu, 55 anni di Liaoning proveniente dalla Cina settentrionale, dice: 'Attendiamo fino alla parte più fredda dell'inverno per uccidere le volpi, quando la loro pelliccia è più spessa. Quando le uccidi, la cosa più importante è assicurarsi di non danneggiate la pelliccia. Alcuni allevatori le uccidono con l'elettrocuzione ma molti altri colpiscono le volpe fino alla morte utilizzando un bastone di bambù.' Alla domanda se ritenesse crudele picchiare le volpi fino alla morte, ride, scrolla le spalle e dice “La persone si uccidono tutti i giorni, non è crudele?”.I prezzi qui si contrappongono acutamente con quelli elevati messi sui cartellini di cappotti in pelliccia e giacche nelle boutiques di moda occidentali. Per 500 yuan (GBP 34) puoi comprare una pelliccia intera di volpe argentata. La pelliccia di un gatto di montagna maculato si vende per 260 yuan (GBP 17) mentre una pelle di coniglio si vende per 18 yuan (GBP 1.20).
L'esplosione del mercato cinese della pelliccia ha causato così tanta preoccupazione fra i sostenitori dei diritti degli animali che PETA, People fot the Ethical Treatment of Animals, ha installato un ufficio a Hong Kong per controllare il commercio. “Il problema è che la Cina non ha una politica a protezione degli animali. Gli animali non hanno protezione” ha detto Jason Baker, direttore PETA per Asia-Pacifico. “C’è manifesta crudeltà negli allevamenti di animali da pelliccia attraverso tutta la Cina. Non è regolato e sta girando fuori dal controllo”. Il sig. Baker ha detto che la Cina ora è l'esportatore principale di pelliccia al mondo ma gli animali sono mantenuti in spaventose condizioni. 'Dovete soltanto guardare le immagini dei mercati di animali che sono venute fuori durante lo scoppio di SARS nel 2003 per vedere come gli animali sono trattati in Cina, ha detto: “Non ci sono buoni allevamenti di animali da pelliccia, da nessuna parte nel mondo, ma in Cina sono eccezionalmente riprovevoli e la nostra prova suggerisce che stanno diventando peggiori. C’è una mancanza totale di regolamentazioni e una mancanza di desiderio da parte del governo di migliorare la situazione”.Un collega sostenitore in questa campagna Andrew Butler dice che PETA ha avuto un certo successo nella persuadere alcuni depositi a non immagazzinare pelliccia, ma ci sono ancora molti che lo fanno. “Alcuni anni fa potevate trovare la pelliccia a Zara, Mango e Selfridges, ma ora hanno cessato di commerciare in pelliccia”. “Liberty, Joseph e Atlantic Fashions commerciano ancora in pelliccia di coniglio”.L’acquisto della pelliccia di coniglio ha conseguenze ancor più nocive, come più e più della pelliccia sul mercato mondiale proviene da zone inaccessibili della Cina. “In Cina c’è una prosperosa, spaventosa, crudele industria di pelliccia di cane e gatto, molta della quale spesso è etichettata erroneamente come pelliccia di coniglio prima dell'esportazione ai mercati occidentali”, ha detto il signor Baker. “Senza i costosi test del DNA, è potenzialmente impossibile sapere esattamente che genere di animale state indossando, se scegliete di comprare una pelliccia. Se realmente vi preoccupate per gli animali e desiderate assicurarvi che non state prendendo una pelliccia che proviene da un allevamento cinese, l'unica cosa da fare è comprare una giacca senza ornamenti in pelliccia”.PETA ed altri gruppi di protezione degli animali sperano che l’avvicinarsi delle Olimpiadi 2008 di Beijing giri gli occhi del mondo verso ogni aspetto della vita cinese e li stimoli a introdurre un’efficace legislazione a protezione degli animali.
Al Re del Coniglio di Jiangsu, nel frattempo, non importa nulla di tali riflessioni. È preoccupato con le economie di scala e come può uccidere e scuoiare abbastanza conigli per stare al passo con la domanda in un mercato sempre più competitivo.“Tutti desiderano i miei conigli”, dice con un sospiro mentre considera come organizzare la logistica per provare a raddoppiare la produzione per la fine del 2005. “Per me è così duro tenere il passo”.

Fonti: OIPA


domenica 22 aprile 2007

Knut









Erano in due, abandonati dalla madre.




Erano in due; ora è rimasto solo Knut e lo vogliono uccidere.




"Knut è morto, domani a pranzo" diceva il messaggio di minaccia. Il piccolo orsetto è ora sorvegliato da un serviszio di scorta permanente.








"Chi vuole uccidere Knut?" si chiede molta gente... purtroppo la risposta porta ad alcuni animlisti che fin dall'inizio chiedevano la soppressione dell'orsetto perchè "in natura sarebbe morto comunque", "L’allevamento a mano non è adeguato alla specie, è una violazione delle leggi che proteggono gli animali".... Altri animalisti invece affermano "Uccidere un animale non ha niente a che vedere con la protezione animale" e altri ancora si preoccupano per il futuro del cucciolo "Non si può fare un animale da compagnia di un animale selvatico".




Andre Schuele, che ha allevato il piccolo Knut: "Gli orsi polari rischiano l’estinzione. Un orsetto allevato col biberon potrà crescere e magari fecondare femmine in altri zoo"




Allevare animali in cattività sarà probabilmente l'unica speranza per specie che stanno perdendo il loro habitat naturale. I ghiacci polari si sciolgono e sulle coste cominciano a trovarsi cadaveri di orsi polari annegati. Gli orsi sanno nuotare, ma quando non trovano ghiacci su cui riposarsi per chilometri e chilometri... anche loro annegano dalla stanchezza.

Katja



"Le bestie più feroci i padroni, non i cani"


«Lei si deve rimettere al tavolo e riscrivere l’ordinanza in modo corretto per un popolo scorretto»

La piccola Alessia di nove mesi è stata brutalmente uccisa dai due rottweiler dei genitori. Ammazzata e soffocata nel giardino di casa. La casa di cui è probabile che i genitori andassero fieri della protezione dei due assassini con tanto di cartello che avvertiva: «Quest’area è difesa dai cani da guardia non avvicinatevi».
Parole che sembravan sottintendere, «altrimenti sono cavoli vostri!». E invece il pericolo non era per quelli fuori ma per quelli che stavano dentro. Mi domando quante saranno ancora le vittime che avrà sulla coscienza chi potrebbe evitare, attraverso una legge severa, che stragi di questo tipo accadano. Il ministro Turco dice che «l’ordinanza sulle razze aggressive è giusta, tocca ai proprietari vigilare sempre e dovunque sui loro animali».
Ma il ministro ha dimenticato la razza più aggressiva, che non sono i cani ma i loro proprietari. Orgogliosi di essere difesi da una bestia feroce che al minimo accenno è pronta a sbranare chiunque. Per cui mettere la museruola al cane in un luogo pubblico, per il proprietario è come se gliela mettessero a lui... «Allora cosa lo porto a fare in giro il cane», dice amareggiato il proprietario, «se all’occorrenza non può azzannare almeno un polpaccio...».
Per cui trovo alquanto ingenua l’ordinanza di cui parla il ministro. Quanti sono quelli che la rispettano? E se chiami un vigile per dirgli che c’è qualcuno che va in giro senza museruola, non solo lui ma anche il suo cane, il vigile si limita a una lieve ammonizione senza applicare alle due bestie nessun tipo di sanzione. Un’ordinanza inutile, quindi, fatta per un popolo che non ha passato gli esami. Gli esami dell’educazione, del rispetto delle regole, dell’altruismo non solo per le bestie ma anche verso i propri simili.
Per cui signora Livia, lei si deve rimettere al tavolo e riscrivere l’ordinanza nel modo corretto per un popolo scorretto. Le alternative sono due: o si mettono fuorilegge le razze aggressive a partire dall’uomo e chi dovesse trovarsi in possesso di un cane pericoloso viene messo in galera per qualche anno o, se questo non è possibile, infliggere, oltre alla prigione, delle forti sanzioni naturalmente a seconda del reddito che uno ha: se il cane che provoca la tragedia è della Telecom, come multa dovrà cedere almeno il 30% delle azioni più la prigione. Ma soprattutto chi più di tutti deve essere punito è lo Stato che fa le leggi e non le mette in pratica.

Adriano Celentano


Corriere della sera, 20.04.2007

venerdì 20 aprile 2007

SCOVATA NEL SANGUE UMANO LA NUOVA ARMA ANTI-HIV

ROMA - Il sangue umano custodisce un'arma naturale contro il virus dell'Aids che potrebbe divenire la base di un nuovo farmaco: 'Virus-Inhibitory Peptide' (VIRIP), molecola che blocca l'infezione e sembra efficace anche contro i ceppi di Hiv più temibili, quelli resistenti ai farmaci oggi in uso. Isolato da Frank Kirchhoff dell'Università di Ulm in Germania tra moltissime proteine umane, l'inibitore blocca l'ingresso dell'Hiv nelle cellule umane e "potrebbe portare allo sviluppo di nuovi farmaci attivi anche contro Hiv farmaco-resistenti", sostiene Kirchhoff. Resa nota sulla rivista Cell, "la scoperta è importante dichiara Mauro Moroni, direttore dell'Istituto di malattie infettive dell'Ospedale Sacco di Milano - perché VIRIP è la prima molecola naturale in grado di impedire l'infezione bloccando l'ingresso del virus Hiv nelle cellule immunitarie". Secondo le ultime stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sono quasi 40 milioni le persone nel mondo colpite da HIV/AIDS, oltre 2 milioni sono bambini. Inoltre solo nel 2006 ci sono stati quasi 4 milioni di nuovi contagi e ben 3 milioni di morti. Oggi l'Hiv si tiene a bada nell'organismo dei soggetti sieropositivi con un cocktail di farmaci antiretrovirali. Il problema principale della terapia antiretrovirale, spiega Moroni, è l'insorgenza di resistenze ai farmaci anti-Hiv dati al malato. "Poiché i soggetti sieropositivi sono perlopiù persone giovani con un'aspettativa di vita elevata spiega Moroni - è facile che nel corso del tempo il virus da cui sono contagiati acquisti resistenze farmacologiche, per cui è fondamentale trovare nuove molecole per creare nuovi farmaci contro l'Hiv". Alcuni individui sieropositivi controllano bene il virus anche per 10-15 anni senza trattamenti con antiretrovirali: sono i cosiddetti 'long term not progressors' e nel loro organismo sono potenzialmente presenti armi naturali contro l'Hiv, prosegue l'esperto. Su queste basi gli esperti tedeschi hanno cercato una proteina umana con attività anti-HIV in una 'collezione' di oltre un milione di molecole umane ottenute dal sangue di persone in dialisi. Tra tutte le molecole gli scienziati hanno isolato il peptide VIRIP, che ha mostrato spiccate capacità nel bloccare il virus dell'Aids, anche i ceppi farmaco-resistenti. VIRIP è relativamente abbondante nel sangue e, con una piccolissima modifica, le sue proprietà inibitrici risultano amplificate di due ordini di grandezza. I ricercatori hanno dato conferma della sua straordinaria azione sintetizzando una molecola 'sosia' che a sua volta ha dato prova di saper bloccare l'Hiv-1. Gli esperti hanno poi svelato il suo meccanismo d'azione: VIRIP blocca il virus agendo sulla glicoproteina virale 'gp41', detta anche 'proteina di fusione'. La proteina gp41, spiega Moroni, è indispensabile all'Hiv per penetrare nella cellula immunitaria e infettarla: gp41 fa un 'buco' sulla membrana della cellula attraverso cui il virus penetra in essa. VIRIP blocca l'azione 'trapanante' di gp41 impedendo al virus Hiv di infettare le cellule ed è efficace anche contro ceppi virali con resistenze ad altri farmaci oggi in uso, sostengono gli esperti. Il meccanismo d'azione di VIRIP non è del tutto nuovo, precisa Moroni, ci sono infatti farmaci antiretrovirali detti inibitori di fusione o inibitori d'ingresso, come l'Enfuvirtide (Fuzeon), che agiscono su gp41. "Ma la scoperta di VIRIP è importante in quanto prima molecola naturale in grado di esercitare una simile azione conclude Moroni; questa scoperta di base potrebbe essere il punto di partenza per la ricerca farmacologia volta alla formulazione di nuovi farmaci anti-Hiv".

Ansa, 19-04-2007

giovedì 19 aprile 2007

NO EXCUSES

ok...è giunto il momento.
Credo che sia arrivato il tempo in cui nessuno può più tacere.
Non dirò nulla però...lascero che le immagini parlino da sé.
Dopo la visione di questi video, vorrei che rimaneste un momento in silenzio.
Vorrei che per una volta nella vita li guardaste veramente negli occhi.
Non abbassate lo sguardo.

Poi...al prossimo profumo che comprate, chiedetevi che odore aveva la pelle bruciata dell'animalesui cui sono stati fatti i test; al prossimo pezzo di carne che avrete nel piatto, chiedetevi se ha pianto quando è stato strappato via alla madre e portato al macello...chiedetevi se aveva paura...se quei camion da trasporto diretti al mattatoio non sembrano i treni che portavano famiglie intere nei campi di sterminio; alla prossima borsetta in pelle, chiedetevi cosa si prova a essere tramortiti a colpi in testa e poi scuoiati vivi.
Guardateli negli occhi.
Non abbassate lo sguardo.
Loro non vi hanno fatto niente...
E voi?


Kjp

ATTENZIONE!!!
Le immagini sono forti e crude.
Guardatele solo se siete sicuri di farcela.
Avvertiti!










ANIMAL LIBERATION FRONT




FREE THE ANIMALS

Basta poco...

I grandi artisti, i grandi uomini, i grandi amanti degli animali


Questo è un articolo tratto da La Stampa del 16 Aprile 2007.


Totò, un principe tra i cani

L’attore dedicò gli ultimi anni della vita a curare gli animali abbandonati
>Vedrà che accoglienza. Quei cani mi vogliono bene», prometteva Totò. L’attore meraviglioso morto quarant’anni fa, il 15 aprile 1967, accompagnato dal dolore italiano e da una semplice benedizione perché le autorità ecclesiastiche non gli perdonavano d’aver vissuto anni con Franca Faldini senza sposarsi e d’essere massone, non era un uomo d’amore. Gli piacevano le donne, ne apprezzava la dedizione quando c’era, era legato alla figlia, era sentimentale alla napoletana, ma voleva bene a pochi: però amava i cani, moltissimo. Nel 1960, per accogliere cani sperduti o sfortunati, fece costruire l’«Ospizio dei trovatelli», un canile moderno e attrezzatissimo che gli costò quarantacinque milioni. Anche prima, finanziava diversi piccoli canili artigianali, spendendo molto.
Li visitava tutti regolarmente, a turno. Quella domenica andavo con lui e con un fotografo a uno di questi rifugi, sui prati tra la periferia romana e Ostia. Totò appariva non si dice elegante (risultava sempre troppo azzimato) ma impeccabile: cappello, bel cappotto, scarpe lucide, sceso dalla macchina venne accompagnato dall’autista alla rete metallica che circondava il terreno di giochi dei cani, aiutato a entrare. Una festa: gli si precipitarono addosso tutti insieme abbaiando, mugolando, scodinzolando, puntandogli le zampe sul cappotto. Lo riconoscevano, mentre Totò aveva la vista troppo danneggiata per riuscire a individuarli, né avrebbe potuto distinguerli dal nome. Ai cani quasi mai attribuiva un nome («Mica sono figli»). Li chiamava tutti «cane» e basta, sin dall’infanzia nel rione Sanità vicino alla stazione ferroviaria di Napoli, quando Totò portava il cognome della madre nubile, Clemente (sarebbe diventato De Curtis soltanto nel 1928, dopo il matrimonio della madre con il marchese De Curtis, reso possibile dalla morte dell’ostile padre dello sposo). Detestava l’aggettivo «randagio», non lo usava mai. Nelle diverse case che ebbe a Roma, sempre ai Parioli quartiere di ricchi, ospitava cani raramente («Vogliamo farli soffrire in un appartamento?»). Nei film non li gradiva, a parte qualche barbone sporco o volpino spelacchiato che restavano anche loro «cane», senza nome. Quanto a Totò, più nella vita privata, per via di adozioni o simili, il suo nome diventava altisonante, nobiliare, principesco, imperiale, più i suoi nomi cinematografici si facevano ridicoli: Totokamen, Cacace, Totonno, La Trippa, Sgargiulo, Posalaquaglia, Ciancicato, Canarinis, mentre la sua «spalla» Mario Castellani poteva chiamarsi Za la Mortadelle.
Con i cani Totò giocava alla pari: loro facevano salti, lui si torceva e scattava in uno dei suoi numeri fisici geniali (anche per far piacere al fotografo). Li carezzava tutti, sul muso: «Visto che vita, che energia?», chiedeva. Poi si mise a parlare di gestione con la signora responsabile dei cani: conti, animali malati, interventi burocratici dei vigili, veterinario... Totò si annoiava, diventava di cattivo umore come quando in un film (era «Totò le Mokò»?) guardava Algeri dall’alto e sospirava: «Sempre in Casbah, sempre in Casbah...». Tornò a giocare coi cani. Poi tese le braccia come un bambino piccolo, in atteso che qualcuno andasse a prenderlo e lo portasse via, piano piano.



DATA: 16-04-2007 AUTORE: LIETTA TORNABUONI FONTE: lastampa.it

martedì 17 aprile 2007

"The Guardian" 31 Marzo 2007

Questo che state per leggere è un articolo del 31 Marzo 2007, tratto dal giornale inglese "The Guardian".
Leggete solo se avete uno stomaco forte.
Questa è la storia di uno studente di medicina...


"Iniziò tutto quando ero uno studente universitario di medicina. Venimmo abituati gentilmente; iniziammo guardando video di esperimenti su conigli anestetizzati e prendendo nota dei risultati. In seguito effettuammo esperimenti sulle zampe delle rane e poi sui cuori. Prendevamo la cosa seriamente e 15 anni dopo ricordo ancora i principi fisiologici che imparavamo in quegli esperimenti. Così sembrava ne valesse la pena.
Quando iniziai il dottorato, dovetti frequentare un corso che insegnava a occuparsi degli animali sotto anestesia e ucciderli con umanità. Gli esperimenti sugli animali sono rigidamente normati in Gran Bretagna; è necessaria una licenza dal Ministero degli Interni e si devono fare esami e test pratici per dimostrare la propria competenza. Il corso fu spaventoso. Guardavamo un video su come uccidere gli animali - gente con maschere e camici da laboratorio che sbattevano gli animali sul lato di un tavolo o gli spezzavano il collo - e poi discutevamo tranquillamente di etica, come se tutto avesse senso. Il problema è che non ce l'aveva - ma devo essermi perso il pezzo in cui ci incoraggiarono a metterlo in dubbio.
Quando iniziai a lavorare nel laboratorio di ricerca, venne il mio turno. Eravamo attentamente supervisionati e non ci veniva fatta fretta di uccidere animali prima che fossimo sicuri di poterlo fare in modo appropriato. Ma non mi sembrava giusto fare gli esperimenti senza compiere anche l'uccisione. Riuscivo a sentire il battito frenetico del cuore della cavia quando la presi in mano; non era l'unica ad essere nervosa. E poi lo feci. Le sbattei la testa sul lato del tavolo per tramortirla, poi le tagliai la gola e morì dissanguata. Il rumore del cranio che sbatte contro il tavolo non mi lascerà mai; 10 anni dopo sobbalzo ancora quando sento un suono simile.
In alcuni laboratori, il danno psicologico che questa tecnica infligge sullo staff è ben noto e agli animali viene perciò iniettata una dose mortale di anestetico. Ma questo è molto più doloroso per l'animale e può danneggiare il tessuto sul quale si vuole sperimentare. Così li colpivamo sulla testa e vivevamo con il suono di crani rotti.
Presto divenne più facile. Ciò che all'inizio mi aveva scioccato fu all'improvviso molto normale e banale. Sbattere la nuca delle cavie e poi tagliare loro la gola non mi faceva davvero più effetto. E sembrava non fare alcun effetto a nessun altro. I colleghi mi dissero che era una strategia del tutto naturale per farcela, che semplicemente non lo avresti potuto fare senza razionalizzarlo nella tua testa. Gli amici immaginavano che stavo facendo sicuramente della ricerca medica che valeva disperatamente la pena per giustificare un tale comportamento, che stavo per scoprire la cura per l'AIDS o per le malattie cardiache. La verità è che il lavoro di ricerca procede spesso per tentativi ed è solo il senno di poi che ci permette di giudicare quali erano le scoperte utili.
Nel frattempo il palazzo nel quale lavoravo era sotto assedio da parte degli antivivisezionisti. Un importante leader per i diritti degli animali stava facendo lo sciopero della fame in prigione. I suoi sostemitori avevano fatto circolare una lista di accademici che avrebbero ucciso per vendetta se il leader fosse morto.
Eravamo circondati da barriere di acciaio e da poliziotti a cavallo dalle facce severe. L'auto del dipartimento aveva uno specchietto su un'asta, così da poter controllare se sotto c'erano bombe. Ma a volte avere un nemico contro il quale unirsi rende più facile non mettere in dubbio ciò che si sta facendo. E una volta che ci sei dentro è difficile uscirne.
Quando ebbi terminato il mio dottorato triennale, me ne andai. Ero diventato un uomo che pensava fosse normale uccidere animali quotidianamente e non soffrirne, il che non era esattamente ciò che volevo essere.
Un anno dopo che avevo terminato presi in mano di nuovo una cavia. Era una di quelle molto pelose, la cui testa e coda erano difficilmente distinguibili. Non dissi al suo proprietario cosa facevo una volta. Avevo un irrazionale timore di andare fuori di testa all'improvviso e colpire il povero animale. Non lo feci, ma dovetti nascondermi le mani, che tremavano quando lo rimisi giù.
Ora mi considero riabilitato. Ho ucciso solo due animali da allora: un uccello selvatico senza una zampa e brulicante di vermi e un coniglio mezzo morto con una mixomatosi. Entrambe le volte poi ho vomitato di puro orrore. Ma questa è una reazione naturale e ne sono felice. "


Fonte: The Guardian, I was a vivisectionist, 31 marzo 2007

venerdì 6 aprile 2007

Pigrizia - Intelligenza

Io credo che se combattessimo la corruzione, se noi stessi la smettessimo di essere invidiosi e di voler essere migliori degli altri, se il mondo si accorgesse veramente di essere talmente pigro, amante della comodità e ipocrita, se ci dessimo una mossa e facessimo qualcosa di concreto per il benessere dell'universo, forse il fatto di diventare vegan o almeno vegetariani (che è una minuscola cosa rispetto a quello che servirebbe ancora), verrebbe da se. Ma finchè politica corrotta, manie di mercato, mode assurde e super costose se non crudeli,comodità e pregiudizi umani persisteranno, sarà molto difficile che qualcosa cambi in meglio. Se esistono piante carnivore significa che nell'ecosistema ce ne era bisogno. Il fatto che l'uomo sia diventato carnivoro (perchè inizialmente nasce erbivoro) forse è anche questo qualcosa di naturale. Il punto è: la piante carnivore non si mettono ad allevare insetti o quello che mangiano, con tutta la crudeltà tipica dell'uomo, l'essere umano invece, per comodità....sì. Credo che se veramente ci sia uno scopo nella vita, allora è quello di elevarsi al di sopra dell'essenza umana. L'uomo è intelligente,ma lo è anche l'animale. L'intelligenza dicono è nata quando la scimmia ha capito che per prendere le banane dagli alberi non doveva per forza ammazzarsi, ma che poteva farlo scuotendo il ramo con un bastone. L'intelligenza umana è nata quindi per soddisfare la pigrizia...questo mi fa pensare...se il nostro intelletto è solo questo, allora non siamo veramente un granchè. Voglio elevarmi da questa pigrizia, e ho incominciato a farlo eliminando la carne. Piccolo passo, lunga strada...ma la meta è meravigliosa, e il cammino verso di essa anche!

-Kjp-