martedì 24 aprile 2007

Veggie Pride, il 19 maggio 2007 a Parigi

Veggie Pride, festa dell'orgoglio vegetariano e vegano

Noi vogliamo:
Affermare il nostro orgoglio di rifiutare di far uccidere animali per il nostro consumo
Rifiutare di rubare a degli esseri senzienti l'unico bene che possiedono, la loro carne, la loro vita; rifiutare di partecipare ad un sistema concentrazionario che trasforma quella vita in un inferno; rifiutare di fare queste cose per il solo piacere del gusto, per abitudine, per tradizione: rifiutare tutto ciò dovrebbe essere il minimo che si possa fare.
La storia ci dimostra tuttavia quanto sia difficile, quando la barbarie è la norma sociale, dire di no.
Noi vogliamo affermare il nostro orgoglio di dire quel "no".
Denunciare la vegefobia
Eppure si cerca di farci vergognare per questo rifiuto. Il vegetarismo viene negato, ignorato, schernito, emarginato, quando non diffamato.
Il vegetarismo pone in discussione la legittimità dell'imprigionamento e dell'uccisione di miliardi di animali. La sua mera esistenza rompe l'omertà. Ecco il motivo dello scherno e dell'odio vegefobici.
Certo, si tollera il vegetarismo inoffensivo, quello che asserisce di essere una semplice scelta personale e invoca l'alibi della ripugnanza per il sangue, della salute, dell'ecologia o di un nobile ascetismo. Ma guai a noi se contestiamo apertamente la barbarie della società!
Si comincia con il deridere. Preoccuparsi delle galline e delle mucche è, a quanto pare, ridicolo. Ridicolizzando si può reprimere le idee che disturbano senza avere argomenti per farlo.
Ma se non ci pieghiamo, la derisione diventa astio. Eravamo dei clown, eccoci diventati mostri. Traditori della nostra specie poiché non le accordiamo tutti i diritti. Genitori indegni, che non iniziano i loro figli alle gioie carnivore. Emuli dei nazisti, dato che Hitler amava i cani. Una setta intollerante poiché non pensiamo come gli altri.
Veniamo accusati di essere terroristi. O satanisti. O di idolatrare la natura. O di rifiutare le sue leggi. Ogni pretesto può servire per deformare le nostre parole. Per farci vergognare, per escluderci simbolicamente dalla società.
Noi rifiutamo di vergognarci della nostra compassione. Non vogliamo più nasconderci. Non vogliamo più scusarci di non voler uccidere. Siamo qui, esistiamo, pensiamo e lo diciamo.
Affermare la nostra esistenza
Solo in Francia siamo già centinaia di migliaia a dire di no al massacro. La maggioranza delle civiltà sono state incerte sulla legittimità del carnivorismo. Eppure non lo si dice. Il vegetarismo viene cancellato dai manuali e dalle biografie. Quando morì Théodore Monod, i mass-media hanno detto tutto di lui, tranne che era vegetariano.
"L'uomo che mangia la carne o il cacciatore che si adegua alla crudeltà della natura conferma a ogni boccone di carne o di pesce che il diritto si fonda sulla forza." - Isaac Bashevis Singer, premio Nobel per la letteratura.
Affermare la nostra esistenza, dire che viviamo senza mangiare la carne, fa anche capire che è possibile. Non mangiamo né mucche nè maiali, né polli né pesci né gamberi. E viviamo bene come chiunque, piaccia o no agli "specialisti" la cui "scienza" consiste nel negare la realtà. Né il vegetarismo, né il veganismo (che esclude tutti i prodotti dello sfruttamento animale, latte e uova compresi) provocano danni alla salute - anzi, i dati disponibili tendono piuttosto a dimostrare il contrario.
Uccidere per vivere non è una fatalità. Non una necessità né individuale né collettiva. Gli animali di allevamento consumano molto più cibo di quanto le loro carni morte non forniscono. Eppure, il denaro pubblico viene massicciamente speso per sostenire l'allevamento e la pesca.
Difendere i nostri diritti
Agli animali allevati e uccisi non si riconosce alcun diritto; ma a noi che siamo solidali con loro ne vengono riconosciuti, almeno teoricamente. Intendiamo esercitare pienamente i nostri diritti, perché sono i nostri, e perché sono i loro: sono gli unici diritti che possono oggi, indirettamente, possedere.
Abbiamo il diritto di poter mangiare correttamente nelle mense, al lavoro, alla scuola e in ogni collettività.
Abbiamo il diritto di crescere i nostri figli senza imporgli i prodotti del mattatoio, senza contravvenire alle nostre convizioni e senza essere emarginati di fronte a loro. Abbiamo diritto come chiunque a un'informazione medica imparziale e adeguata.
Non vogliamo dover essere complici della carneficina a causa delle tasse che paghiamo, delle montagne di sovvenzioni date per allevare e uccidere gli animali.
Vogliamo poter rifiutare i lavori che implicano di partecipare allo sfruttamento animale.
Vogliamo che si smetta di passare sistematicamente sotto silenzio le nostre azioni e le nostre idee.
Vogliamo che sui mass-media ci venga garantito lo stesso spazio che hanno i nostri detrattori; vogliamo che venga accettato il dibattito.
"Siamo lo specchio della vostra cattiva coscienza e questo specchio non si nasconderà più"
Di fronte alle immagini di mucchi di cadaveri di animali "distrutti" per causa della BSE o dell'afta epizootica, eravamo gli unici a non provare vergogna. Per noi. Ci vergognavamo per gli altri.
Sopratutto, provavamo dolore. Se teniamo ad affermare il nostro orgoglio di rifiutare la barbarie certo non ne traiamo soddisfazione. Gli animali vengono massacrati a miliardi. Li si considera muti, le loro grida non contano. Noi parleremo per loro finché il massacro non smetterà.
Siamo animali solidali con tutti gli animali!

Data e luogo della manifestazione

14h00 place Joachim Du Bellay (Fontaine des Innocents, Métro "Châtelet" o "Les Halles", RER "Châtelet-les-Halles)
14h15 inizio della manifestazione. Chiediamo che slogan, cartelli e striscioni riguardino esclusivamente il vegetarismo per gli animali. Trattandosi di una manifestazione composta da individui che vengono per esprimere il loro orgoglio di essere veg*ani per gli animali, chiediamo che su cartelli e striscioni non figurino sigle o nomi di associazioni.
16h30 happening. Rappresentazione della solidarietà tra i vegetariani e gli animali uccisi per il consumo di carne. La partecipazione sarà aperta a tutti i manifestanti.
17h00-19h00 attività varie. Letture di testi, interventi di artisti. Diversi stand resteranno aperti al pubblico durante tutto il pomeriggio perché tutti possano informarsi, documentarsi, discutere...
In occasione della Veggie Pride, un week-end dedicato al vegetarismo si terrà all'Ecobox. L'Ecobox è un luogo associativo che si trova nel 18° arrondissement (37 rue Pajol, métro La Chapelle). Durante il week-end, avrà luogo un'esposizione sui temi del vegetarismo e dei diritti degli animali. Il sabato sera è prevista una serata per i militanti della Veggie Pride che potranno cenare e riprendersi dalle emozioni della giornata. La domenica è prevista una discussione tra i militanti che comincerà alle 10h15, mentre nel pomeriggio veranno proiettati dei film.La Veggie Pride è una manifestazione annuale che raggruppa cittadini vegetariani e vegani per gli animali. Gli organizzatori sono persone che agiscono a titolo individuale e non una coalizione di associazioni.

Sullo svolgimento della manifestazione

Il Veggie Pride è aperto a tutte le persone vegetariane o vegan per gli animali.
Sappiamo che alcuni hanno anche altre ragioni per essere vegetariani o vegan (salute, Terzo Mondo...). Le prime vittime dell'alimentazione carnea, tuttavia, sono gli animali mangiati. Vogliamo che almeno una volta all'anno si possa parlare pubblicamente della violenza commessa nei loro confronti e del nostro rifiuto di parteciparvi: questo è il fine del Veggie Pride.
Per questo, chiediamo che nel corso del corteo vengano utilizzati slogan o cartelli o bandiere che sostengono il vegetarismo o il veganismo solo per solidarietà con gli animali mangiati, e per nessun'altra ragione.
Inoltre, chiediamo che sui cartelli e sulle bandiere non ci siano sigle o nomi di associazioni in quanto il Veggie Pride è una manifestazione di singoli individui.


Ulteriori informazioni le trovereste sul sito http://veggiepride.org/it/

1 commento:

Anonimo ha detto...

Certo :D
L'unione fa la forza, e la mentalità dell'uomo cambierà prima poi. Speriamo prima che sia troppo tardi!